L’articolo che segue è stato pubblicato dal “Fatto Quotidiano” a maggio 2016, l’abbiamo aggiornato rispetto all’autorizzazione del Parlamento Europeo. Si trova online sotto l’indirizzo http://bit.ly/1TOygtp/
Glifosato, le 7 cose da sapere su uno degli erbicidi più diffusi in agricoltura: cos’è, dov’è, i rischi, cosa dicono le ricerche
Ambiente & Veleni
A cura di LifeGate | 9 maggio 2016
Cos’è il glifosato
Il glifosato è uno degli erbicidi più diffusi in campo agricolo, principio attivo del prodotto commerciale Roundup, di cui la multinazionale Monsanto ha detenuto il brevetto di produzione fino al 2001. Normalmente viene associato alle colture, come la soia, modificate geneticamente per resistere a dosi copiose dell’erbicida. Ad oggi, risulta essere il diserbante più utilizzato al mondo in agricoltura.
Un po’ di storia
La ricerca sul glifosato in agricoltura inizia negli anni Cinquanta, ma la sua commercializzazione attraverso il prodotto Roundup da parte della Monsanto è partita nel 1974 negli Stati Uniti. Il Roundup veniva usato come strumento per liberare dalle erbacce i campi coltivabili. In seguito, questo diserbante ha iniziato a fare coppia fissa con sementi modificate geneticamente (ogm) per resistere all’erbicida. Il governo americano in due decenni l’ha irrorato su 1,6 milioni di ettari di piantagioni di papaveri in Colombia (un’area grande come tutta la Calabria) per contrastare la produzione di cocaina.
Dove si trova
Oggi il glifosato è commercializzato in tutto il mondo e il brevetto è scaduto quasi ovunque, Italia compresa dove è uno dei prodotti fitosanitari più venduti. In Europa sono 14 le aziende che lo producono. Si usa in agricoltura, ma anche per la cura dei giardini, degli spazi verdi e vicino alle ferrovie per tenere puliti i binari. Il mensile di informazione consumerista Test-Salvagente ha effettuato le prime analisi nel nostro Paese su 100 alimenti a base di cereali (e sull’acqua potabile), scoprendo tracce di glifosato nella pasta e in altri prodotti. La rivista ne parla come di “una roulette russa che difficilmente può assicurare aziende e consumatori”. La stessa cosa vale per l’acqua. Un recente rapporto dell’Ispra ha evidenziato che in Lombardia e in Toscana, le uniche due regioni dove si effettuano le rilevazioni, il glifosato è presente nelle acque superficiali in modo molto esteso. Anzi, rappresenta il motivo principale del superamento dei limiti in queste regioni.
I rischi per la salute
La relazione dell’Agenzia per la ricerca sul cancro (la Iarc), pubblicata sulla rivista The Lancet Oncology, ha preso in esame cinque sostanze chimiche usate in agricoltura: malathion e diazinon, insetticidi dichiarati probabili cancerogeni per l’uomo; parathion e tetrachlorvinphos, riconosciuti come possibili cancerogeni umani, vietati nell’Unione europea ma ancora in uso negli Stati Uniti; glifosato, l’erbicida più popolare al mondo. Da qui il riscontro di una correlazione epidemiologica tra l’esposizione a quest’ultimo e il linfoma di non-Hodgkin. Con “prove convincenti che possa causare il cancro negli animali da laboratorio”. Conclusione diversa da quella dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (la Efsa) secondo cui è “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui negli alimenti”. Il rapporto dell’Efsa, però, è stato accusato di essere sostanzialmente basato su un precedente studio tedesco finanziato dalle aziende produttrici di diserbanti.
L’inchiesta del fotografo argentino
Il fotografo argentino Pablo Ernesto Piovano ha realizzato nel 2014 un reportage dal titolo El costo humano de los agrotóxicos, il costo umano dei pesticidi, esposto all’edizione 2015 del Festival della fotografia etica di Lodi. Le foto di Piovano sono una denuncia senza appello all’accoppiata ogm-glifosato, ovvero la coltivazione di soia geneticamente modificata abbinata all’utilizzo del diserbante (al quale la soia resiste) che lo contiene. Il dramma argentino ha avuto inizio nel 1996 quando il governo ha deciso di approvare la coltivazione e la commercializzazione di soia transgenica e l’uso del composto chimico senza condurre alcuna indagine interna, ma basando la sua decisione solo sulle ricerche pubblicate dalla Monsanto. Da allora, la terra coltivata a ogm è arrivata a coprire il 60 per cento del totale e solo nel 2012 sono stati spruzzati 370 milioni di litri di pesticidi tossici su 21 milioni di ettari di terreno, secondo il settimanale tedesco Die Zeit.
Il video di Massimo Colombo sui vigneti italiani
L’idea di capire come, dove e perché viene usato il glifosato in Italia è venuta al fotografo Massimo Colombo proprio dopo aver visto il reportage di Pablo Ernesto Piovano da lui stesso presentato a Lodi nel settembre 2015. Colombo ha realizzato alcune interviste per cercare di capire quanto è diffuso l’erbicida in Italia. “Sono partito dalla zona di Verona – ha dichiarato Colombo – dove l’utilizzo di erbicidi è davvero alto, passando dalla Toscana dove invece si sta cercando di creare una vasta area di biodistretti, per arrivare in Abruzzo dove ho ascoltato la testimonianza di un dottore che da anni studia le patologie ambientali. Sono venuto in contatto con persone che proponevano l’alternativa all’uso di prodotti chimici in agricoltura. Ho fatto a ognuno di loro un ritratto, una breve intervista. Il risultato è questo video dove si spiega cos’è, quali sono gli effetti sulla salute e sull’ambiente e perché molti agricoltori vorrebbero che ne sia vietato l’uso”.
Il video si trova qui: https://www.youtube.com/watch?v=7Qu2uWXXfSA
L’autorizzazione del glifosato in Europa
L’autorizzazione a usare il glifosato all’interno dei confini dell’Unione europea scade a giugno. La decisione sul rinnovo o meno al suo utilizzo da parte della Commissione europea doveva arrivare l’8 marzo e una sua nuova autorizzazione per altri quindici anni sembrava scontata. Poi la pressione dell’opinione pubblica, delle associazioni, delle ong ha fatto venire i dubbi persino a Bruxelles che ha rinviato la “sentenza” a giugno.
Il giorno 30 giugno, alla scadenza della precedente autorizzazione, la Commissione UE ha pubblicato un regolamento che autorizza l’uso del glifosato per «Sei mesi a decorrere dalla data di ricevimento da parte della Commissione del parere del comitato per la valutazione dei rischi dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche, o entro il 31 dicembre 2017 se questa data è anteriore».
Nello stesso regolamento, si fa notare che “ Il comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi non ha espresso alcun parere entro il termine fissato dal suo presidente. Poiché è stato ritenuto necessario un atto di esecuzione, il presidente ha sottoposto il progetto di tale atto al comitato di appello per l’ulteriore delibera. Il comitato di appello non ha espresso alcun parere. “